Strategia, tensione. Due parole cui siamo assuefatti. Noi Italiani

Pubblicato il da sipassa

Oggi è un giorno particolare. Come ogni giorno che ricorda, che commemora qualcosa. E, a 32 anni dalla strage alla stazione di Bologna, ricordare dovrebbe essere d'obbligo. Ma non per le ragioni dovute. Non solo quelle , almeno. Ho riflettuto molto prima di fare quest'affermazione. Perché retorica,  scontata, diventata ormai quasi luogo comune da frequentare. Ma forse non è così, non del tutto. "ll ricordo mantiene viva la coscienza, la democrazia" come ci ha ricordato oggi il presidente  Giorgio Napolitano. Sì, d'accordo,  tutto ineceppibile.  Tutto vero ma... c'è altro.  C'è il principio attraverso cui la memoria dventa attualità. Triste dirlo, ma succede.  Succede oggi. Oggi che di cadaveri sventrati, di morti dilaniati, di deflagrazioni non abbiamo notizia. Nona causa di pseudo - strategie della tensione, almeno. Ma manteniamo viva, tanto per citare e le parole del Presidente della Repubblica, una democrazia che non vede l'ora, al suo interno, di essere nuovamente dilaniata. Basta leggerlo nella realtà di tutti i giorni, quando ci muoviamo, quando parliamo e e leggiamo.  La storia è sempre la stessa. Fatta di ideologie malate, fuori tempo massimo, di cui il Paese è intriso.  Il terrore è lì, basta saperlo riconoscere negli occhi di giovani, vecchi,  gente comune. E' quello di cui l'Italia non può fare a meno .E' l'assuefazione di un popolo a schemi e teorie che lo rendono, per paradosso, vivo, reattivo, presente.  Non è manifesto nelle bombe o nelle devastazioni di banche, treni, piazze. Non è ancora culminato in tragici eventi come quelli che hanno segnato i tristi anni della strategia della tensione. Perché la tensione c'è tutta e la strategia che si sta cercando...

 

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il problema è la democrazia
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