La vocazione primordiale dell'essere umano: la libertà. Dopo lo stupro, il riscatto.

Pubblicato il da sipassa

 

Mi piace cominciare così. Con un LA  dato da un passaggio della mia tesi di laurea, in cui le forza delle parole, insieme a quella delle immagini, disvela per me il senso profondo del mio lavoro. Di quello in cui credo. Che sento.  E soprattutto, che cerco.

 

L'anelito di libertà. Condizione fisiologica nell'essere umano. Per questo la più temuta, la più osteggiata. Vediamo cosa ci ha consegnato il neorealismo. 

 

Se si parte dal presupposto che molti pochi film sono stati generati 

con l'intento di essere consegnati alla storia e ai posteri, il fenomeno 

neorealista ci rimanda immediatamente alla sua portata di 

eccezione. In esso è contenuto infatti in primo luogo la volontà di 

rappresentare l'immediato, il contingente, la vita insomma. E non 

edulcorata. E non si può prescindere dal fatto che il movimento 

nasca e si sviluppi in un momento topico della nostra storia 

nazionale, il dopoguerra e il post-fascismo; é evidente, quindi, la 

volontà di testimoniare un periodo storico e le sue connotazioni 

individuali e sociali. Una necessità umana prima e subito dopo 

politica. Perché se le espressioni, le modalità, gli stili sono stati 

diversi, univoca è stata invece la spinta e la vocazione di ogni 

autore: quella di andare a costruire una coscienza democratica. 

Documenti (è proprio il caso di definirli così) narrativi ed estetici 

nati dalla necessità quasi fisiologica di raccontare un passato 

recente ancora vivo e pulsante, fotografato nelle macerie fisiche e 

morali. E, il comune denominatore all'interno delle più disparate 

espressioni di cultura di massa (il cinema come la letteratura) è 

stato l'anelito di libertà. Quella occultata, stuprata non tanto (o 

meglio non solo) dalla guerra, ma dal regime ventennale che, con il 

 

 

suo stato di polizia, i gerarchi in divisa ad impressionare le piazze, i 

suoi diktat ha scolpito nell'anima di un popolo la minaccia 

permanente di paura e di negazione di un principio primario, la 

libertà appunto. E allora, attraverso lo sguardo dei registi si tenterà 

di raccontare quello che il fascismo ha rappresentato, anche dopo 

l'esperienza immediatamente successiva alla guerra, perché il Paese, 

non avrebbe potuto recidere da un giorno all'altro le miserie di un 

totalitarismo. L'immediatezza delle opere neorealiste ci suggerisce 

subito come si sia trattato da un sentimento autentico e sincero, 

messaggio di una testimonianza diretta, non mediata. Quindi, se i 

film neorealisti siano stati concepiti volontariamente con l'intento 

di essere consegnati alla storia questo è difficile stabilirlo. Ma che si 

siano arrogati a diritto un posto di prestigio nella storia, questa è 

una certezza. 

 

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Finalmente! Speriamo di vedere più di un post. Come niente male la prosa
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